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A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)
 

 Attualità - aprile 2009

 

La cerimonia di premiazione del concorso "il vino in un racconto", prima edizione (a cura della redazione)

 

Il venerdì 13 ottobre 1820 fui arrestato a Milano, e condotto a Santa Margherita. Erano le tre pomeridiane. Mi si fece un lungo interrogatorio per tutto quel giorno e per altri ancora. Ma di ciò non dirò nulla. Simile ad un amante maltrattato dalla sua bella, e dignitosamente risoluto di tenerle broncio, lascio la politica ov'ella sta, e parlo d'altro.
Alle nove della sera di quel povero venerdì, l'attuario mi consegnò al custode, e questi, condottomi nella stanza a me destinata, si fece da me rimettere con gentile invito, per restituirmeli a tempo debito, orologio, denaro, e ogni altra cosa ch'io avessi in tasca, e m'augurò rispettosamente la buona notte.
"Fermatevi, caro voi;" gli dissi "oggi non ho pranzato; fatemi portare qualche cosa."
"Subito, la locanda è qui vicina; e sentirà, signore, che buon vino!"
"Vino, non ne bevo."
A questa risposta, il signor Angiolino mi guardò spaventato, e sperando ch'io scherzassi. I custodi di carceri che tengono bettola, inorridiscono d'un prigioniero astemio.
"Non ne bevo, davvero."
"M'incresce per lei; patirà al doppio la solitudine..."

(Silvio Pellico; Le mie prigioni)

…e noi, forse anche per questo amiamo la scrittura e la lettura e, da sabato 18 aprile dopo la premiazione, amiamo al pari il buon vino.
Leggere, scrivere e bere un buon bicchiere aiuta a sconfiggere la solitudine di una realtà a volte poco piacevole, stimola a condividere sentimenti, consente di sentirsi primus inter pares in un mondo che ha troppa fretta di vivere senza gustarne il sapore.

Una parte del pubblico

 

L'altro lato della sala

 

 

L’appuntamento nella sede di Porthos si è svolto in una serata uggiosa, ma densa di allegria grazie all’ospitalità dei padroni di casa. Ben poche sedie sono rimaste libere nel locale, preparato ad hoc con informale eleganza, in occasione della premiazione.
Erano presenti ovviamente tutti gli organizzatori e gli sponsor del concorso, ovvero: il team di Tuttiscrittori.it nelle persone di Nicoletta Bartolini, Gianfranco Maccaglia e Stefano Innocenti; Sandro Sangiorgi dell’associazione Porthos; Attilio Torrone di RadioImago.
Hanno partecipato attivamente alla serata anche due componenti della giuria, Susanna Schimperna in qualità di presidente e Dario de Judicibus.
Tra i vincitori abbiamo avuto Manuela Ardingo, la prima classificata, e Catia Ciofini giunta al terzo posto.
Tra le altre persone presenti è stata particolarmente gradita la partecipazione di BobSaintClair, amico e collaboratore di Tuttiscrittori e RadioImago.
Inizia a parlare Sandro che fa i saluti e gli onori di casa agli intervenuti, spiegando il perché del concorso e del suo gruppo molto affiatato, ed illustrandoci alcune nozioni sul vino, che si faranno più tecniche ed interessanti nel prosieguo della serata.

Stefano Innocenti racconta brevemente la storia di Tuttiscrittori, rammenta le esperienze trascorse. Una realtà presente nell’ambiente letterario con trasmissioni radiofoniche, con articoli e recensioni, con un blog e un sito internet, con i giochi letterari, con i concorsi e i laboratori di scrittura. Tutte iniziative  che hanno reso abbastanza conosciuto Tuttiscrittori dagli appassionati della scrittura.

La serata entra quindi nel vivo, coordina gli interventi e le letture Gianfranco Maccaglia di Tuttiscrittori, che dopo una breve introduzione/spiegazione sul connubio tra vino e scrittura… connubio che ha reso possibile la realizzazione del concorso, passa la parola a Sangiorgi.  
Sangiorgi legge la motivazione del premio al racconto "Lotte, il suo periodo giallo e il Sangue di Giuda” di Catia Ciofini. Si tratta di una scheda articolata e ben scritta della giurata Ada Donati.

Sandro mesce il vino

 

La presidentessa

 

Viene servito del vino rosso, accompagnato da pane sciapo unto con olio prelibato, per gustare meglio i passaggi del racconto, per ricreare un’atmosfera di non sole parole, impregnata di profumi e sapori. E così, mentre la voce di Susanna Schimperna legge con sicurezza e mestiere il non facile racconto, le papille gustative degli astanti si beano di un Buttafuoco dell'Oltrepò Pavese del 2002, Vigneto Ca' Padroni Azienda Piccolo Bacco dei Quaroni.
L’applauso che s’espande spontaneo alla fine, sembra equamente suddiviso tra lettura e… degustazione
Questo terzo premio è stato ottenuto in comproprietà con La voce del vino” scritto da Arrigo Filippi, non presente in sala.
Ma dimenticavamo un particolare: “Lotte…” ha ottenuto anche un premio speciale e cioè il premio della ciurma offerto da Porthos.

Un Moscato di Pantelleria Serragghia Gabrio Bini 2005, accompagnato da focaccia bianca, scorta invece Dario De Judicibus nella presentazione e lettura del racconto secondo arrivato, Ricordo di vino” di Bruno Bianco, assente giustificato essendo residente in provincia di Asti

Dario legge il racconto

 

Susanna legge la motivazione

 

E ancora un rosso, l’energico Lacrima di Morro d'Alba Giusti annata 2003, degustato con della pizza al pomodoro, fa da colonna sonora al racconto vincitore di Manuela Ardingo. La lettura di E il sangue si mischia col vino e va bene così” è preceduta da un’esaustiva e colorita motivazione della presidente della giuria, Susanna Schimperna.
Il racconto è stato interpretato con la serietà a cui siamo abituati, da Nicoletta Bartolini di Tuttiscrittori.
La vincitrice ci ha parlato del racconto e del luogo dove è ambientato, a L’Aquila… un posto che molto probabilmente oggi, fisicamente, non esiste più.
Una coincidenza inaspettata

Ma ecco la motivazione del primo premio:

E il sangue si mischia col vino e va bene così  
racconto di Manuela Ardingo

di Susanna Schimperna

Il nucleo di questo racconto è in poche righe: «Tutte le cantine del mondo sono piene di gente che mastica vetro pensando di succhiare amarene, gente che sorseggia recioto con una prudenza che rovina tutto e gente che beve vino fingendo di masticare vetro. E poi ci sono quelli che il vetro lo masticano veramente e poi si tagliano e il sangue si mischia col vino e va bene così. E questi sono io. Ché da un po’ di tempo ho preso a bere tutto: contenuto e contenitore».
 E il sangue si mischia col vino e va bene così è didattico proprio perché non vuole minimamente esserlo. E’ didattico perché è realistico: ci regala fin dall’inizio un clima, un ambiente, delle modalità di comportamento che sono assolutamente credibili, e lo fa con un linguaggio perfettamente congruo ma non sforzato, quindi accessibile, leggibile, direi “sopportabile” anche da chi alle tematiche trattate è completamente estraneo. 
C’è qualcosa di molto illogico nel modo in cui viene indagata la vita che secondo l’establishment è borderline: da una parte analisi minuziose, statistiche, categorizzazioni del tutto astruse e interpretazioni assolutamente arbitrarie delle motivazioni, ma contemporaneamente disinteresse nei confronti di ciò che essere borderline o meglio avere uno stile di vita borderline comporti a livello di sensazioni, di stato d’animo.
E’ un discorso che benissimo possiamo fare per la droga, flagello non so se di Dio ma certo di una società incapace di verità. Se non cominceremo ad ammettere e dichiarare forte che la assumere droga è piacevole per non dire altro, ma batteremo soltanto sui tasti della morte, della malattia, dell’abiezione sociale e morale e della disperazione, saremo a nostra volta battuti da chiunque, alla prima esperienza, accorgendosi di quanto la droga sia generatrice di straordinaria esaltazione o sublime impensata pace, penserà immediatamente che se su questo abbiamo mentito – e tacere è mentire – allora avremo mentito su tutto il resto.
In questo racconto ci sono ragazzi o adulti-ragazzi, non importa l’età, che esistono davvero. Sono borderline o fanno, limitatamente ad alcune frange della loro esistenza, una vita che potremmo definire borderline. Magari fino alle cinque del pomeriggio lavorano in banca con la cravatta, con il tailleur. E poi. Tatuaggi, locali, alcol, musica, stordimento, tentazioni di automartirio che non sono affatto autodistruzione ma piuttosto ricerca di un contatto col sé attraverso il corpo, eros precipitato nei gorghi di una libertà dei sensi che nella quotidianità non può esistere.
L’alcol di cui si parla nel racconto è il vino, e – parafrasando il titolo – va bene così. Perché il vino va di moda e sostituisce il whisky, il brandy, la vodka. Moltissimi giovani ne capiscono, di vino. Spesso ne fanno anche una questione politica: il vino è legato alla terra più di altre bevande, è socializzante, è premura, amore, sapienza, arte. Le chiacchiere rivoluzionarie e libertarie si sono sempre fatte davanti al vino, non certo davanti al whisky. Leggendario l’incontro tra Baudelaire e Proudhon, per ore insieme in un’osteria. Chissà che si saranno detti.
Ecco, io ho deciso che questo racconto mi piaceva davvero quando mi sono accorta che leggendolo mi domandavo come l’autrice avrebbe immaginato e narrato l’incontro di quei due giganti, il poeta e il filosofo, e mi sono trovata a desiderare che provasse a farlo. Perché, lo ripeto: ciò che mi ha fatto più apprezzare la storia di Manuela Ardingo è la credibilità, caratteristica imprescindibile di ogni riuscito prodotto di fantasia,  purtroppo più rara da trovare di quanto si pensi.

 

Ancora Susanna

 

 

Dopo una chiacchierata discussione tra gli ospiti e gli organizzatori, si passa al rinfresco: salame, grana e stuzzichini vari accompagnti da bottiglie di eccellente Prosecco di Valdobbiadene Brut Terre di San Venanzio 2007.

La bella serata va ora a terminare lasciando un ottimo ricordo tra vino e racconti.
Per tutta la durata della premiazione, gli organizzatori e gli ospiti sono stati “coccolati” e simpaticamente “serviti” da alcuni componenti dell’associazione Porthos.

I vincitori si sono portati a casa, oltre ad una consistente cifra in denaro - 400 euro al primo arrivato e 100 al secondo - numerose bottiglie di vini pregiati per un valore di circa altri mille euro… un montepremi di tutto rispetto.

Un’esperienza piacevole e positiva che ci auguriamo di ripresentare l’anno prossimo, quindi amici scrittori o sedicenti tali “affilate le penne, liberate le menti e la fantasia” e preparatevi come si deve alla prossima competizione.

 

 

 

 

 
 

 

 


 
 

 

        

 
 

 

 

 

   
 
 

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