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A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)
 

 Attualità - ottobre 2008

 

La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano al Festival della Creatività di Firenze (di Nicoletta Bartolini)

 

I numeri primi sono divisibili soltanto per 1  e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi.
Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come  perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell’intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie”.
Il primo romanzo di Paolo Giordano ha vinto il Premio Strega 2008 e sta ottenendo un grande successo di pubblico. Un romanzo capace di affrontare in modo efficace un argomento che tocca – in un modo o nell’altro – il cuore di ognuno di noi: la solitudine. L’impossibilità di “toccarsi” nonostante la vicinanza: proprio come quei numeri speciali che in matematica vengono definiti “numeri primi gemelli”, cioè vicini tra loro, ma inesorabilmente divisi da un unico numero (come il 5 e il 7, per esempio, oppure l’11 e il 13).
Cornice perfetta per un incontro con l’autore e una ulteriore presentazione di questo libro si è rivelata la Sala della Scherma della Fortezza da Basso, nell’ambito del Festival della Creatività di Firenze, conclusosi lo scorso 26 ottobre 2008.

Al suo fianco, durante la serata, Sebastiano Mondadori, direttore della Scuola di Scrittura Barnabooth  e Andrea Bocconi (scrittore e psicoterapeuta, che ama definirsi “psicologo della creatività”), entrambi impegnati durante il Festival in una serie di lezioni di scrittura gratuite, atte, tra l’altro, a dimostrare quale sia lo scopo di ogni scuola di scrittura creativa: non quello di creare talenti, ma quello di fornire o affinare i mezzi necessari affinché ciascuno possa trovare la propria “voce” narrativa.
Obiettivo centrato da Paolo Giordano, giovane laureato in fisica, che racconta di provenire dalla Scuola Holden, avendone frequentato però soltanto due brevi corsi serali.
“Abito a Torino, avevo la scuola a trecento metri, mi pareva sprecato non approfittarne”.
E’ schietto, parla con un tono moderato, è gentile e disponibile con il pubblico.
“Difficile decidere a cosa servano le scuole di scrittura. – dice – Non è cambiato il mio modo di scrivere, ma certo è stata l’unica occasione per confrontarmi su quello che scrivevo, che è cosa vitale per chiunque ami la scrittura. Lì ci sono persone sconosciute che danno giudizi, spietati o benevoli non importa, ma giudizi che mi hanno aiutato. Non ha nessun valore farsi leggere dagli amici, perché loro, mentre leggono, hanno in mente te. Meno che mai farsi leggere dalla mamma...”
Suscita sorrisi, applausi.
Qualcuno gli chiede quali possibilità e speranze ci siano oggi di vedere pubblicato il proprio romanzo.
Risponde che è inutile inviare semplicemente il proprio manoscritto in busta chiusa a una casa editrice: molto difficilmente verrà letto con attenzione. Lui ha avuto fortuna: ha pubblicato un racconto sulla rivista “Nuovi Argomenti”, qualcuno lo ha notato e ha segnalato il suo nome alla casa editrice che oggi ha pubblicato il suo romanzo.
Un romanzo, scritto in nove mesi, che, appunto, racconta la storia di due solitudini che non riescono a incontrarsi.
Dalla seconda di copertina: “Alice ha sette anni e odia la scuola di sci, ma suo padre la obbliga ad andarci. E’ una mattina di nebbia fitta, lei ha freddo e il latte della colazione le pesa sullo stomaco. In cima alla seggiovia si separa dai compagni e, nascosta nella nebbia, se la fa addosso. Per la vergogna decide di scendere a valle da sola, ma finisce fuori pista, spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canalone innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno.
Mattia è un ragazzino intelligente con una gemella ritardata, Michela. La presenza costante della sorella umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei. Per questo, la prima volta che  un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia decide di lasciare Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei.”
“Racconto il peso delle conseguenze – continua Paolo Giordano – racconto il prima e il dopo di un momento di profondo dolore, ma non il momento esatto in cui l’evento accade. “Quel” momento, il momento dello strazio ha secondo me un che di pornografico. Il lettore è in grado di colmare quella lacuna.”
Ancora sul romanzo: “E’ un romanzo di anti-formazione. Il protagonista, Mattia, è un personaggio che rimane immune ai fatti, resiste, non viene toccato da nulla, non cambia. Ha un’immobilità nel suo essere che sembra inattaccabile, se non per uno spiraglio che forse si apre alla fine...”
Si parla degli adolescenti, della loro realtà...
“Racconto alcuni possibili adolescenti, non so se ho raccontato “tutti” gli adolescenti, perché questa è una realtà difficile, controversa...”
Paolo Giordano si porge con semplicità. Gli viene fatto notare quanto pubblico affolli la sala e quanto entusiasmo abbia suscitato il suo libro... Lui ammette di avere avuto dei problemi inizialmente ad affrontare il pubblico e la notorietà, perché “tu devi dare qualcosa a chi viene ad ascoltare e ogni volta sentivo di togliere un pezzetto da me stesso e non avrei voluto farlo, ma poi si impara a gestire anche questo tipo di occasione e a mediare tra quello che riesci a dar e quello che resta assolutamente barricato. Ma è un imperativo morale dare qualcosa in più al pubblico: te stesso”.
Applausi!
Per concludere, una domanda classica: cosa significa per te scrivere?
“E’ un modo efficace per avvitarsi sulle proprie ossessioni. Scrivendo si va inevitabilmente a toccare quella parte dell’anima che fa male e lo eviterei, ma la scrittura è un’estensione della mia vita ed è per questo che provo la necessità di farlo. E’ un bisogno che non avevo, è capitato di vederlo crescere man mano che scrivevo, sempre di più”.
Gli viene obiettato il possibile valore terapeutico della scrittura, ma:
“Trasferire le cose sulla pagina non me ne fa staccare. L’unico beneficio può venire dall’idea di essere un narratore e quindi poter mettere un filtro tra te e quello che sta succedendo, può aiutare a filtrare le cose, a creare un certo tipo di distacco. Ma confermo: è un modo efficace per avvitarsi sulle proprie ossessioni”.
Il prossimo libro? Chissà...
Sorride. Ha un viso dolce di ragazzo semplice, che si trova lì non sa neppure lui bene come... e comincia il rito degli autografi.
Ovviamente, mi sono messa in fila!

Mattia pensava che  lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’aveva mai detto”.

 
Le favole stellari(di Giancarlo Manfredi)

 

Facciamo un gioco

“È la spada laser di tuo padre. Questa è l'arma dei cavalieri Jedi. Non è goffa o erratica come un fulminatore. È elegante, invece, per tempi più civilizzati. Per oltre mille generazioni i cavalieri Jedi sono stati i guardiani di pace e giustizia nella vecchia Repubblica, prima dell'oscurantismo, prima dell'Impero.”  (Guerre Stellari, episodio IV - Una nuova speranza)

Siete mai stati ad osservare i bimbi quando giocano con la fantasia?
- Facciamo un gioco.
- Si! Si!
- Inventiamo una storia.
- Bello dai!
- Ci vuole un eroe coraggioso…
- Con il suo cavallo…
- E una spada magica, quella non deve mancare…
- E un personaggio veramente cattivo, che fa paura…
- Con il suo esercito di perfidi orchi…
- E un tetro castello…
- E una principessa da salvare!
Alla fine poco importa ai bambini se il fido destriero diventa un caccia stellare, la spada magica diventa una spada laser, se gli orchi assumono le sembianza di robot e il castello diventa una tetra stazione orbitale.
L’essenza della fiaba risiede, innata a quanto pare, in pochi ingredienti e in una architettura narrativa che si ripropone di generazione in generazione.
Verrebbe quasi da pensare al il principio di conservazione di Lavoisier (che risale alla seconda metà del '700) "in natura, nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma".
Un discorso banale e scontato? Forse meno di quello che si pensa 
 

Funzioni nelle fiabe del pianeta Terra

"Ciò che le fiabe narrano - o, al termine della loro metamorfosi, nascondono - una volta accadeva: giunti a una certa età i ragazzi venivano separati dalla famiglia e portati nel bosco (come Pollicino, come Biancaneve)... dove gli stregoni della tribù, abbigliati in modo da far spavento, col viso coperto da maschere orribili (che a noi fanno subito pensare ai maghi e alle streghe)... li sottoponevano a prove difficili e spesso mortali (tutti gli eroi delle fiabe ne incontrano sul loro cammino)... i ragazzi ascoltavano il racconto dei miti della tribù e ricevevano in consegna le armi (i doni magici che nelle fiabe donatori soprannaturali distribuiscono agli eroi in pericolo)... e infine facevano ritorno alle loro case, spesso con un altro nome (anche l'eroe delle fiabe torna talvolta in incognito)... ed erano maturi per sposarsi (come nelle fiabe, che nove volte su dieci si concludono con una festa di nozze)... "(Vladimir Propp)

La “Morfologia della fiaba”, di Vladimir Propp (http://it.wikipedia.org/wiki/Vladimir_Jakovlevi%C4%8D_Propp) pubblicata nel 1928 a Leningrado, è ormai considerata una tra le letture classiche delle Scienze umanistiche; la sua tesi di fondo è che tutte le fiabe che parlano di magia trovano radice unica nei riti di iniziazione dell'età tribale e che, al di là dell'area culturale di appartenenza, seguono nella loro narrazione una stessa struttura, cadenzata da personaggi stereotipi che svolgono identiche funzioni in rapporto allo svolgimento della storia. L’autore, in base ad uno studio sistematico sulle favole della cultura occidentale arrivò a enunciare i risultati portanti di tale ricerca: le fiabe di magia presentano degli elementi costanti, indipendentemente dalla storia raccontata.
Questi elementi sono le funzioni dei personaggi, indipendentemente dall’esecutore e dal modo dell’esecuzione, limitate a 31 e con una successione sempre identica.
Levi Strauss (http://it.wikipedia.org/wiki/Claude_L%C3%A9vi-Strauss) antropologo che si occupava dello studio dei miti degli indiani dell'america del nord si avvalse di un affine metodo strutturale.
Partendo dal presupposto che la mitologia altro non è che una serie di racconti tramandati oralmente o in forma scritta di generazione in generazione, si rese conto che i miti, come le fiabe studiate da Propp, erano più o meno simili in ogni regione d'America.
Giunse così alla conclusione che tutti i popoli della terra si raccontano le stesse storie: la forma e la materia rimangono immutate, ciò che cambia è la sostanze: nomi dei personaggi, caratteristiche fisiche, il modo in cui compaiono.
Per estensione qualsiasi racconto, non solo quindi le fiabe di magia, diventa una successione di eventi che comprendono momenti individuabili
Strauss li chiamava, ad esempio, “contratto”, “prova qualificante”, “prova decisiva” e “prova glorificante”, mentre per Propp gli stessi eventi paradigmatici divengono le quattro funzioni “danneggiamento”, “acquisizione del mezzo magico”, “lotta” e “nozze”.
Ma attenzione, quando ci riferiamo (ad esempio) al termine “nozze” non dobbiamo intendere un matrimonio alla fine di ogni forma di racconto, ma il suo significato di “compimento” (anche tragico talvolta) espresso attraverso un metalinguaggio.

 

Archetipi nelle fiabe del pianeta Terra

"Non vi sono vittime nelle fiabe, perché la vita sostiene sempre la vita: il polo negativo è funzionale, necessario per educare e far maturare il cuore - la cui visione e' chiusa a causa dell'intelletto orientato ai condizionamenti, che presto distrugge tutti i sogni." (Piera Giacconi, arte-terapeuta)

Alla fine della fiera, si sa, l’eroe della fiaba, il protagonista, è sempre un personaggio positivo; a lui si contrappone un personaggio inevitabilmente negativo, l’antagonista, che ne ostacola l’azione ed è (quasi) sempre cattivo.
Ecco comparire nelle fiabe gli archetipi, figure retoriche dove la tradizione e la mitologia proiettano ombre e luci.
Gli Archetipi, secondo Jung (http://it.wikipedia.org/wiki/Carl_Gustav_Jung), sono modelli profondi, radicati nelle psiche umana che rimangono validi in tutto il loro potere per tutta la vita.
Li ritroviamo nei sogni, nell'arte, nella letteratura, nei miti; guardando con attenzione è sempre possibile individuarli nella nostra stessa vita.
Nonostante gli archetipi siano moltissimi ce ne sono sei che hanno una connotazione maggiore e sono quelli collegati con mito de “Il viaggio dell'Eroe”.
Un viaggio alla riscoperta de sé che inizia con la completa fiducia dell'Innocente (la convinzione infantile che la situazione di protezione e di amore possa durare per sempre) e continua con l'ansia del bambino che elabora la separazione dall'ambiente familiare. Il viaggio dell'Eroe prosegue poi con l'auto-sacrificio del Martire, l'esplorazione del Viandante, la competizione e il trionfo del Guerriero, per giungere all'autenticità e alla completezza del Mago.
Il volto negativo dell’Ombra si proietta invece sui personaggi chiamati appunto “Cattivi”.
Spesso si è detto che la qualità di un racconto è pari all’efficacia del cattivo, perché un antagonista forte porta l’eroe a dimostrarsi all’altezza della sfida, ma gli stessi eroi possono manifestare un lato Ombra: dubbi o sensi di colpa, comportamenti autodistruttivi, cinismo ed egoismo.

 

E arriviamo a Guerre Stellari, la fiaba tecnologica per eccellenza

“Le Ombre esteriori devono essere dominate o eliminate dall’eroe, mentre quelle interiori possono essere annientate anche solo portandole alla luce della conoscenza, come accade nel caso dei vampiri. Alcune possono essere riscattate e trasformate in forze positive. Una delle figure Ombra più importanti della storia del cinema è quella di Darth Vader di Guerre Stellari ne Il Ritorno dello Jedi: quello che era sempre stato conosciuto come il Nemico si rivela il padre dell’eroe. Tutta la sua cattiveria è alla fine perdonata ed egli si trasforma in una figura benigna e spirituale che sorveglia e protegge il figlio.”

Come credo tutti sanno, Guerre Stellari (in inglese Star Wars) è una saga hollywoodiana nata dalla mente creativa di George Lucas (http://it.wikipedia.org/wiki/George_Lucas) e scritta negli anni settanta.
Il primo episodio, dal titolo “Una nuova speranza”, risale infatti al 1977: la sua uscita nelle sale cinematografiche suscitò scalpore per effetti speciali, costumi e scenografie, e una vera e propria rivoluzione nel modo di pensare ai film di fantascienza.
Non è del tutto sicuro se il progetto originale comprendesse fino a nove episodi (così si “ciaccolava” sui primissimi BBS), ma, di fatto, visto l’esito felice del primo episodio, negli anni immediatamente successivi arrivarono i sequels ”L’impero colpisce ancora” e “Il ritorno dello Jedi”. La serie venne poi ripresa tra il 1999 e il 2005 fino a divenire l’esalogia che conosciamo tutti, conquistando così il successo definitivo, attestato tra l’altro da un fatturato stimato di oltre 2.3 miliardi di dollari.  Ora e in questa sede ciò che ci interessa è lo sviluppo narrativo del primo storico episodio, forse il più significativo ai fini di un’interpretazione approfondita.

Breve sinossi del film

Con un colpo di stato il malvagio senatore Palpatine si è autoproclamato imperatore della galassia e grazie ai suoi poteri Sith e con l’aiuto del suo allievo Dart Vader ha portato a termine lo sterminio dei cavalieri Jedi, antichi garanti della Repubblica.
Nel frattempo è però nata un'Alleanza di pianeti che si contrappongono allo strapotere dell’esercito e della flotta imperiale.
Le spie ribelli, entrano in possesso delle planimetrie della Morte Nera, una luna artificiale capace di distruggere con il suo raggio mortale un pianeta intero ma, durante tale pericolosa missione, la principessa Leila, membro dell'Alleanza, viene imprigionata.
Riesce però a trasmettere le planimetrie nella memoria del piccolo robot R2-D2, che, accompagnato dalla sua controparte droide C-3PO, sbarca sul desertico pianeta di Tatooine alla ricerca di un vecchio cavaliere Jedi in esilio, Obi-Wan Kenobi
I due robot vengono catturati da spazzini del deserto e rivenduti ad un agricoltore, che vive insieme alla moglie e al giovane nipote Luke Skywalker.
Fortunosamente Luke arriva ad incontrare il vecchio Ben Kenobi, il quale, dopo aver compreso la gravità dell'evento, gli racconta la “vera” identità di suo padre, cavaliere Jedi caduto per mano di Dart Vader durante la Guerra dei Cloni.
Quando Luke scopre che i soldati dell'Impero hanno assassinato la sua famiglia adottiva accetta di seguire Obi Wan e di apprendere la via della Forza.
Per riportare le planimetrie della Morte nera alle forze dell’Alleanza reclutano il contrabbandiere Han Solo, pilota dell'astronave Millennium Falcon, e il suo co-pilota, lo wookiee Chewbecca.
Giungono finalmente al pianeta di destinazione, Alderaan, solo per scoprire che è appena stato distrutto dal raggio Morte Nera.
Vengono catturati e tratti a bordo della gigantesca stazione di battaglia e qui scoprono che la bella principessa è prigioniera dell'Impero.
Con un’azione eroica riescono a salvarla ma Obi-Wan Kenobi deve affrontare Dart Vader in un duello nel quale il vecchio maestro si fa uccidere per permettere la fuga dei suoi amici.
Fuggono al fine sulla luna del pianeta Yavin, si uniscono ai ribelli, che, grazie alle planimetrie trafugate  scoprono i punti deboli della Morte Nera, e si preparano a distruggerla.
L'enorme luna di distruzione viene attaccata dai caccia stellari ribelli, e alla fine distrutta grazie all'intervento di Luke che si scopre così l’erede degli antichi cavalieri Jedi ricevendo la medaglia dell’eroe e un bacio finale dalla principessa.
  

Fantascienza o fiaba?

Le favole dove stanno?
Ce n'è una in ogni cosa:
nel legno, nel tavolino,
nel bicchiere, nella rosa.
La favola sta lì dentro
da tanto tempo, e non parla:
è una bella addormentata
e bisogna svegliarla.
Ma se un principe, o un poeta,
a baciarla non verrà
un bimbo la sua favola
invano aspetterà.

(Gianni Rodari)

 

Per rispondere alla domanda in maniera “strutturata” non ci resta che tentare di analizzare l’episodio appena descritto alla luce delle funzioni di Propp.
In realtà dobbiamo anticipare che nello sviluppo dell’intera saga cinematografica ritornano a più riprese eventi e situazioni riconducibili alle funzioni di Propp, dipingendo così un quadro complessivo ben più complesso (ma sempre riconducibile ad un’unica sequenzialità).
Data questa premessa la prima funzione che ho identificato è la numero “8”. Per completezza le riporto tutte nella tabella che segue: se volete potete divertirvi a identificare nei tre film che compongono la trilogia “prequel” (La minaccia fantasma, L’attacco dei Cloni e La vendetta dei Sith) e nei due film successivi al primo (L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi) le funzioni di Propp.
 

1) Allontanamento Uno dei membri della famiglia si allontana da casa per lavoro, per un viaggio oppure muore.

 

2) Divieto All'eroe è imposta una proibizione o riceve un ordine.

 

3) Infrazione Il divieto è infranto; funzione appaiata alla precedente. A questo punto entra l'antagonista, il cui ruolo è turbare la pace della famiglia, provocare qualche sciagura, danno...

 

4) Investigazione L'antagonista tenta di ottenere informazioni su dove si trovino persone o oggetti; oppure è la vittima che interroga l'antagonista.

 

5) Delazione L'antagonista riceve informazioni sulla sua vittima. 

 

6) Tranello L'antagonista tenta di ingannare la vittima per impadronirsi di lei o dei suoi averi. Preliminarmente muta aspetto, quindi agisce con l'inganno, con la magia o con la persuasione.

 

7)Connivenza  La vittima cade nell'inganno e con ciò favorisce involontariamente il nemico. 

 

8) Danneggiamento L'antagonista arreca danno o menomazione a uno dei membri della famiglia. Mentre le precedenti funzioni sono preparatorie, il danneggiamento dà l'avvio all'azione narrativa vera e propria. Può presentarsi sotto una ricca varietà di forme: rapimento, trafugamento o eliminazione del mezzo magico, rovina del raccolto, scomparsa di una persona, sottrazione dei più svariati oggetti...

Ecco le scene iniziali del film l’incrociatore imperiale che abborda l’astronave ribelle, ne uccide l’equipaggio e cattura la principessa.

 

9) Mediazione, momento di connessione La mancanza è resa nota; ci si rivolge all'eroe con una preghiera o un ordine, lo si manda o lo si lascia andare. Questa funzione introduce l'eroe, che può essere di due tipi: cercatore - nelle fiabe in cui l'eroe aiuta un personaggio danneggiato; vittima quando il danneggiato è vittima e la storia ne segue le peripezie.

E’ la scena nell’officina sotterranea: R2D2 proietta involontariamente il messaggio olografico della principessa Leila: “Aiutami Obi Wan Cenobi, sei la mia unica speranza…”.

 

10) Inizio della reazione L'eroe-cercatore, su richiesta o autonomamente, decide di porre fine alla situazione di danneggiamento o mancanza.

Luke Skywalker è folgorato dalla proiezione e vuole rivedere l’intero messaggio, arrivando a sbloccare il dispositivo di controllo del piccolo robot (che nella notte fuggirà dando luogo a tutti gli eventi successivi).

11) Partenza L'eroe abbandona la casa: se è cercatore parte con uno scopo preciso; se è vittima comincia una serie di peregrinazioni con svariate avventure. A volte l'allontanamento non implica spostamento nello spazio, in altre si presenta come fuga. A questo punto entra in scena il donatore.

Luke deve riprendere R2D2 e parte al mattino presto sul suo aerospeeder avventurandosi nel deserto “Le desolazioni dello Jutland non vanno prese alla leggera

12) Prima funzione del donatore L'eroe è messo alla prova, interrogato, aggredito ecc., come preparazione al conseguimento di un mezzo o aiutante magico. È una funzione di grande importanza che può presentarsi nei modi più diversi: richiesta di aiuto o di un servizio da parte di creature deboli o in difficoltà; proposta di scambio dell'oggetto magico con un altro oggetto; richiesta di mansioni strane o onerose senza ricompensa...

I predoni Tusken assalgono Luke avventuratosi nel deserto e solo l’intervento del vecchio Ben Kenobi lo salva da morte certa.

13) Reazione dell'eroe L'eroe reagisce all'operato del futuro donatore, superando in genere la prova.

Ben Kenobi nel suo eremo osserva Luke: “Mi dicono che tu sia un bravo pilota stellare…

14) Conseguimento del mezzo magico Il superamento della prova consente all'eroe di entrare in possesso del mezzo magico, nelle modalità più diverse: direttamente o attraverso istruzioni o raccomandazioni del donatore; oppure il mezzo magico si presenta casualmente o personaggi diversi si mettono a disposizione dell'eroe... Al mancato superamento della prova (raramente) seguono severi castighi. 

Ben Kenobi dona a Luke la spada laser appartenuta al padre, raccontagli che questi era un cavaliere Jedi, tradito e assassinato proprio dall’allievo padawan che Kenobi stava addestrando.

15) Trasferimento dell'eroe nello spazio L'eroe si trasferisce, è portato o condotto sul luogo in cui si trova l'oggetto delle sue ricerche, di solito in un altro luogo molto distante in linea orizzontale, a grande altezza o profondità.

Non voglio andare ad Alderaan, non so nemmeno dov’è.” Luke accompagna Ben Kenobi e i due druidi al porto spaziale di Mos Esley. Da qui parte per Alderaan sul Millennium Falcon insieme a Han Solo e a Chewbecca.

 

16) Lotta L'eroe e l'antagonista ingaggiano direttamente la lotta, in campo aperto o come competizione basata sull'astuzia.

Nello spazio e sulla Morte Nera Luke si trova finalmente a dover combattere il nemico rappresentato dalle forze imperiali in una sequenza di scontri spettacolari. Da notare anche la scena del duello con le spade laser tra Obi Wan Kenobi e Darth Vader che termina con la morte del vecchio cavaliere Jedi.

17) Marchiatura All'eroe è impresso un marchio particolare o direttamente sul corpo (una ferita per esempio) o con un oggetto (fazzoletto, anello...)

 

18) Vittoria L'antagonista è vinto (ucciso, scacciato...), eliminato nella sua funzione negativa.

 

19) Rimozione della sciagura o della mancanza La situazione iniziale di precarietà (sciagura o mancanza) è rimossa.

 

20) Ritorno L'eroe ritorna in maniera immediata senza l'indicazione di una nuova funzione di trasferimento.

 

21) Persecuzione, inseguimento L'eroe è sottoposto a persecuzione. È inseguito dal persecutore trasformato in animale che tenta di divorarlo, o in oggetti allettanti sul suo cammino...

 

22) Salvataggio L'eroe si salva dalla persecuzione fuggendo, trasformandosi in oggetti che lo rendono irriconoscibile. Con la sconfitta del persecutore moltissime fiabe terminano. L'antagonista viene punito (30) e l'eroe si sposa (31). Ma spesso non è così e la fiaba comincia tutta da capo, dando il via al secondo movimento, una fiaba nella fiaba, una nuova serie di funzioni. 

Non sei un po’ basso per appartenere alle truppe d’assalto?” Luke salva la principessa Leila vestendo i panni di un soldato imperiale e la fa fuggire dalla prigione della Morte Nera.

23) Arrivo in incognito dell'eroe  

 

24) Il falso eroe avanza pretese infondate

 

25) All'eroe è proposto un compito difficile

E’ il momento che precede l’attacco alla Morte Nera con i caccia stellari: nella sala del briefing viene spiegato il piano ai piloti: dovranno centrare una “luce di scarico” con un siluro per far esplodere la stazione da combattimento. Caccia imperiali e batterie antiaree renderanno la missione un compito difficile.

26) Il compito è eseguito

Usa la Forza Luke, segui l’istinto” - “Andiamo ragazzino, fai esplodere questa cosa e poi andiamo a casa” - “La Forza è potente in quest'uomo” E’ la disperata e spettacolare battaglia finale che termina con la distruzione della Morte Nera e la sconfitta di Darth Vader.

27) L'eroe è riconosciuto

 

28) Il falso eroe è smascherato

 

29) L'eroe assume nuove sembianze

 

30) Punizione dell'antagonista

Darth Vader che si perde nello spazio sul suo caccia stellare T.I.E.

31) L'eroe si sposa e sale al trono

La grande cerimonia finale, la consegna delle medaglie, l’applauso della folla e il bacio finale della principessa.

 

Conclusione

"Le fiabe della tradizione ci raggiungono attraverso il tempo per trasformare il nostro atteggiamento nei confronti della Vita e favorire il cambiamento, che dipende non dai nostri mezzi, ma dalla capacità del nostro cuore - rimasto innocente come quello di un bambino - di concepire il miracolo: diventare cosciente, quando la situazione sembra non avere soluzioni." (Piera Giacconi, arte-terapeuta)
  
Esiste, nella letteratura di riferimento, una ricchissima bibliografia sul tema delle Guerre Stellari (per tutti segnalo il sito http://www.guerrestellari.net/athenaeum/indice.html) e non penso pertanto di essere il primo a paragonare tale film a ad una fiaba ancorché tecnologica.  
Questo breve articolo vuole solo indurre il lettore a riconoscere come un soggetto che apparentemente sembra solo spettacolare saga hollywoodiana si presti invece ad interpretazione mediante le funzioni morfologiche di Propp e comprenda in se archetipi universali della specie umana.
Senza peraltro avere l’ambizione di affrontare in maniera esaustiva l’argomento né tanto meno indicare alcun significato morale, ma solo con la presunzione di lasciare un piccolo suggerimento. Quello di ritrovare lo spazio ed il tempo per ricordarci che tanti secoli fa, in una galassia lontana, eravamo tutti bambini, eroi e principesse.

 

 


 
 

 

        

 
 

 

 

 

   
 
 

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