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A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)
 

 Attualità - marzo 2009

 

Intervista a Tecla Dozio (di Amneris di Cesare e Gianfranco Maccaglia)

 

Tecla Dozio, milanese, è una studiosa di letteratura di genere, editor e direttore editoriale di case editrici, libraia. Nel 1992 diventa titolare della Libreria del giallo La Sherlockiana di Milano, dove ha già lavorato per due anni, rappresentando un punto d'incontro per gli amanti del genere giallo e noir, tanto da contribuire a fondare la Scuola dei duri, cenacolo di autori di gialli della scuola milanese, tra cui, ad esempio, Andrea G. Pinketts. Ha collaborato con numerose case editrici, scoprendo scrittori esordienti; nella sua libreria ha presentato autori famosissimi provenienti da ogni parte del mondo. In prima fila nell'organizzazione di numerosi premi letterari tra cui il più importante nel panorama giallistico italiano, il Premio Scerbanenco, che si tiene ogni anno nell'ambito del Noirfest di Courmayeur e premia il miglior giallo italiano edito nell'anno. Attualmente è direttrice editoriale della casa editrice Todaro di Lugano. Nel 2004 assieme a Giorgio Faletti, Carlo Lucarelli, Marcello Fois e altri autori e cultori del giallo fonda l'associazione culturale Giallo & co., di cui è vicepresidente.

 A e G:  Tecla, grazie per la tua disponibilità. Abbiamo svolto quest’intervista in tandem, io, Amneris Di Cesare per il F.I.A.E (Forum Indipendente Autori Esordienti) e Gianfranco Maccaglia per il sito di scrittura e scritture TuttiScrittori.it, dividendo le domande in due argomenti: l’editing e Sherlockiana Libreria del Giallo. Le domande saranno contrassegnate da A e G a indicare i due differenti interlocutori. Nutriamo tantissime curiosità, in merito alla tua persona e alla storia della tua battaglia per la Sherlockiana, che ha appassionato tutti coloro che amano leggere e che aspirano a scrivere ma non solo, e per la tua figura professionale: l’editor. Vorremmo iniziare da questo, dalla professione di editor:
1: AChi è l’editor? Puoi definirne a grandi linee i tratti, i contorni, il perimetro esatto?
R.1 - Posso dirvi chi penso dovrebbe essere l’editor, non chi è.
Una persona con buone capacità linguistiche, conoscenza della lingua italiana, qualche migliaio di pagine di lettura alle spalle – anche di “Classici” -  e che, possibilmente, non abbia velleità di scrittura. Contorni e perimetro sono difficilmente tracciabili; variano da scrittore a scrittore con il quale si lavora. Certamente è necessario dimenticare il proprio gusto personale e non voler imporre le proprie idee, ma motivare ogni obiezione/correzione. Non intervenire, ma suggerire.
2. A: A chi volesse intraprendere la carriera dell’editor, cosa consiglieresti? Esistono requisiti specifici che gli aspiranti editor devono avere  per poter trovare spazio in ambito editoriale? Come si diventa editor? E’ necessario effettuare corsi, avere una laurea o un determinato percorso di studi classici?
R. 2 - Credo che nella risposta alla precedente domanda ci sia già quasi tutto. Non so se esistano corsi per diventare editor e, francamente, spero di no. Per essere più precisa, penso che un corso per editor potrebbe, se esiste, servire per “affinarsi” tecnicamente, questo sì, ma un corso per imparare, non capisco come possa essere possibile. Chi insegnerebbe? non mi risulta ci sia una grande tradizione da queste parti. Credo che servano solo l’esperienza e una certa dose di elasticità. Come si diventa editor in Italia è davvero un grande mistero.
3. A: come Fiae ci occupiamo di “lettura critica”, leggiamo i testi proposti dagli altri e commentiamo spesso evidenziando le ridondanze, o le involuzioni di passaggi e periodi, tacitamente tutti d’accordo che “ambasciator non porta pena”. Ma tra di noi spesso ci sono state discussioni anche accese sul “fare editing” e sulla liceità di quest’intervento, più o meno invasivo, sui testi scritti da altri. Editing significa: riscrivere il testo di un autore, intervenendo sullo stile e sull’intreccio, o semplicemente evidenziare passaggi non chiari o poco incisivi e proporre eventuali cambiamenti? Vuoi darci la tua personale visione ed esperienza del “fare editing” e anche quella sul “non fare un editing corretto”?
R. 3 - Non si deve “fare” editing, lo trovo terribile. Bisogna suggerire e lavorare con l’autore. Vi racconto come faccio io.  Come prima cosa leggo solo su carta e con una penna verde in mano. Mi ci vogliono fra le 20 e le 25 ore per leggere un dattiloscritto di lunghezza media. Segno tutto: errori, incongruenze, suggerimenti, ripetizioni, lungaggini, frasi belle e inutili, e qualsiasi cosa mi suggerisca il testo. Lavoro soprattutto sul ritmo. Fatto questo, incontro lo scrittore e, ognuno con una copia del dattiloscritto, esaminiamo e discutiamo pagina per pagina. Questo giochino dura diverse ore. Dopo di ché l’autore se ne va con i due testi e fa le correzioni del caso.
4. A: Un autore può sentirsi sminuito, nella propria capacità creativa, dopo un intervento di editing “robusto”, in quanto il testo scritto dopo l’intrusione seppur professionale di un estraneo in qualche modo fuorvia o svilisce l’atto creativo dell’autore e la sua immediatezza, la sua sincerità espressiva?
R. 4 - DEVE sentirsi sminuito, nessuno deve manipolare un testo.
5. A: Che consiglio ti senti di dare  agli aspiranti scrittori e agli esordienti, circa l’editing sui propri testi?
R. 5 – Di difendere il proprio lavoro a meno che l’editor non dimostri la sua ragione e, in ogni caso, pretendere  di lavorarci lui. Stiamo parlando, chiaramente, di interventi sostanziali; l’editor può, anzi, deve sistemare la punteggiatura e alleggerire di qualche aggettivo di troppo.
6. G: Quando si parla di te, è inevitabile identificarti con  Sherlockiana, Libreria del giallo. Aperta nel 1985, qualche anno dopo fu da te rilevata; in poco tempo hai saputo farne un punto di riferimento per gli amanti del giallo e dell’avventura ma anche per scrittori e amanti della scrittura in genere. Le mura della tua libreria hanno visto avvicendarsi grandi scrittori come Jeffrey Deaver, Carlo Lucarelli, Andrea G. Pinketts, tutti da te ospitati come se fossero a casa loro. Ti sei battuta contro il comune di Milano affinché questo piccolo angolo di cultura non fosse schiacciato dai meccanismi del mercato immobiliare che vuole sempre più banche e agenzie di servizi al posto di negozi al dettaglio e passeggio per le vie cittadine, strappando persino la promessa di un affitto equo che invece non è stata mai rispettata. Sei stata quindi costretta a prendere una decisione dolorosa e drastica. All’inizio di gennaio, il mondo letterario su internet si è svegliato sotto shock: la tua libreria, dopo tantissime battaglie contro svariati mulini a vento chiuderà a fine Marzo. Tutti i libri in essa contenuti, svenduti su internet. La tua lettera di addio è letteralmente rimbalzata di blog in blog, di magazine su magazine, e persino l’ANSA l’ha pubblicata. Premettendo che sei libera di non rispondere… ti chiedo: dove andrai?

R. 6 – Ecco… non rispondo. ;-) Non lo so ancora bene, non ho avuto tempo di pensarci. So dove non andrò: in un’altra città o cittadina. Vorrei una casa in campagna.

7. G: Quali progetti serbi per il futuro? Quali aspettative, con quale spirito?
R. 7 – Tornare padrona del mio tempo è il primo obiettivo; leggere quello che voglio e non quello che devo; rileggere anche; ascoltare musica; dedicarmi agli amici; pubblicare qualche romanzo in più per la Todaro e lavorare con gli autori.
Lo spirito? Questa è un’altra cosa alla quale, adesso, non ho tempo di pensare.
8. G: Mi torna sempre in mente un pensiero di Nanni Moretti che riassumo in “le persone splendide sono destinate a rimanere minoranza” Tu, adesso come ti senti? Uno splendido incompreso lupo solitario? E… in caso affermativo, è più necessità o virtù quella di essere diversi, appassionati e… sfortunati?
R. 8 – Mah… nessuna di queste, forse una persona che ha concluso un ciclo e ne inizierà, con entusiasmo, un altro con più calma.
9. G: Le vendite dei libri di Sherlockiana come stanno andando? Che effetto ti fa questa svendita online?
R. 9 – La vendita online non mi fa particolarmente effetto, le decine di persone in libreria invece sì, mi lasciano sensazioni diverse. Da una parte ne sono contenta, dall’altra un poco amareggiata. Se solo un quinto di loro fossero venute prima, forse, dico forse, non sarei arrivata a prendere la decisione di chiudere.
10. G: Nella tua lettera su facebook e sui vari blog hai invitato la gente a fare un ultima visita a Sherlockiana e a darti un saluto di persona. In quanti  e come hanno accolto il tuo invito?
R. 10 – Tantissimi e li ringrazio dal profondo del cuore. C’è qualcuno che mi manca però.
11. G: Ora è il momento dell’assurdo. Lasciamelo fare perché tu ci stai togliendo un importante punto di riferimento… e quindi dovrai pagarlo in qualche modo. Con la tua resa incondizionata lasci un vuoto difficilmente colmabile – ecco, vorrei sapere, se dipendesse solo da te e avessi la famosa bacchetta magica: “da cosa e da chi potrebbe essere scongiurato questo addio che odora di definitivo?” Preciso meglio: quante persone e chi vorresti al tuo fianco? in quale luogo? di quanti soldi vorresti poter disporre? se queste tre condizioni fossero pienamente soddisfatte: saresti disposta a ricominciare tutto daccapo?
R. 11 – No, nessuna possibilità, nemmeno nel mondo dell’assurdo. E’ stato tutto troppo doloroso e faticoso.
12. A: Conosco molti appassionati di lettura e libri, che sognano o che stanno proprio meditando di aprire una libreria. Non ti nascondo che spesso anche io ho sognato di aprirne una. Alla luce della tua esperienza e delle tue strenue battaglie, consiglieresti, oggi come oggi, questo tipo di lavoro, business, investimento? E nel caso ancora possa esserci uno spiraglio di luce per questo tipo di attività, che consigli, che suggerimenti, o da cosa ti sentiresti di mettere in guardia un “ visionario” che pensasse di realizzare questo tipo di “sogno”?
R. 12 – Ho solo un consiglio: non fatelo, non è il momento a meno che non lo facciate come hobby e non vi serva per vivere. Da un sogno diventerebbe un incubo. Posso impegnarmi però, se qualche pazzo lo volesse fare, di dargli tutto l’appoggio possibile.
Grazie infinite per la tua disponibilità,
Amneris Di Cesare e Gianfranco Maccaglia

 

 

 

 
 

 

 


 
 

 

        

 
 

 

 

 

   
 
 

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