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A volte, quando si è un grande scrittore, le parole vengono così in fretta che non si fa in tempo a scriverle... A volte. (Snoopy)
 

  HO INCONTRATO UN AVATAR II (di elliy  Writer)

1. Come si cambia.

La vita ti cambia. Fino a un punto che non avresti mai immaginato, a volte.

Le cose non erano andate proprio come speravo.
Il futuro senza Edge era stato un periodo triste, senza luce. Era andato via definitivamente, all’improvviso. Non avevo nemmeno capito se catturato da un improvviso, totalitario amore, per qualcun’altra o per se stesso, o distaccato da un gelido, semplice, puro, sopravvenuto disinteresse.
Ogni sentimento può svanire, in un attimo. E puoi rimanere sola. Lo sapevo, certo, soltanto che non me lo aspettavo.
E invece era accaduto, di nuovo, anche qui in Second Life.
La sua assenza mi devastava, nonostante la vita continuasse, con le regole di sempre, con la confusione e il chiasso che cercavo intorno e dentro di me, per non sentire troppo forte il dolore di quell’abbandono.
Lui non aveva sentito la mia mancanza – ci avevo sperato un po’, in fondo al cuore - né la nostalgia delle nostre chiacchiere, né il desiderio di ritrovare l’atmosfera di quelle sere in cui restavamo per ore perduti con gli occhi negli occhi, a sfiorarci le mani attraverso il ticchettìo dei tasti, a scambiarci pezzi di vita oltre ogni schermo e ogni barriera ... mi sorprendevo a ripercorrere le tappe del nostro viaggio, seduta sulle stesse spiagge, ora deserte, o in un angolo nelle sale da ballo, dove altri danzavano romantici lenti, o più spesso da sola sulla nostra panchina. Lì c’era silenzio.


A volte tornavo nella   Biblioteca, per qualche libro, sì, ma pure con la inconfessata speranza di incontrarne di nuovo il fascinoso proprietario e scambiare almeno con lui due parole, però...  anche Archimedix in quel periodo era svanito ... “puf”! proprio così aveva fatto un giorno, ed  era volato via, chissà in quale isola, chissà su quale torre d’avorio.
Neanche al telefono mi rispondeva più e forse gli si era intasata la casella di posta elettronica...

C’era qualcosa in me che non andava? Ma cosa? Il mio vecchio amico Mec era spietato, come al solito, e non mi risparmiava i suoi delicati apprezzamenti:
- E per forza! Ma ti sei guardata? Il più brutto avatar di Second Life!
Gli volevo bene, eppure certe volte lo odiavo.

Poi… è capitato all’improvviso, durante una delle mie passeggiate solitarie, nei nostri “soliti posti” di un tempo: ho incontrato Dalya. Non è il suo vero nome, quello non lo posso rivelare, non ora, perché tra noi c’è un accordo e un segreto.
Dalya si era avvicinata e subito:
- Credo che tu abbia bisogno di aiuto.
Chi era? Un’indovina?
- Forse sì... – le avevo risposto, senza pensarci.
E lei:
- Una nuova skin, un fisico adeguato, vestiti sfolgoranti e... – aveva aggiunto qualche altro particolare e una postilla, arrivando poi a una proposta finale che mi aveva fatto sorridere.
- Sei la fatina buona delle favole, per caso? – non ci potevo credere.
- A volte – aveva risposto lei.
- E quanto tempo ci vorrà ... per tutto questo? – volevo cambiare, adesso, subito.

E’ stata questione di pochi giorni, poi è arrivato un invito a casa di Dalya.
E’ facile cambiare pelle, capelli, occhi, naso, bocca... è facile avere vestiti, scarpe, gioielli. Molto facile in Second Life.
In quella stanza dalle pareti spoglie, ma comunque accogliente e confortevole, sotto la guida esperta di Dalya, elliy ha finalmente cambiato aspetto: sono diventata un’altra.
Ho buttato via tutto. Tutto. E sono rinata.

Mi sentivo bellissima, almeno lì. E potevo ricominciare da capo, potevo riprendere forza e speranza da questo nuovo aspetto, almeno provarci.  Contare finalmente sull’aspetto fisico. L’apparenza non è tutto, questa è vanità, la bellezza passa, l’importante è l’intelligenza, bla bla bla... lo sapevo, lo sapevo! Tutte le perle di saggezza che avevo infilato fin da piccola, ora le volevo buttare all’aria. Via!
- Vorrei avere un teleport per  la Real Life! – avevo detto a Dalya.
Lei si era voltata verso di me, due passi e mi era di fronte. Immobile, mi fissava, con uno sguardo strano. Poi lentamente aveva digitato:
- Intanto esprimi un desiderio...

 

 

 

 


   
 
 

 

 

 

 



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