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 Eventi in Second Life

Donne, TIC e Second Life
(di Maria Pia Izzo & Eva Balzarotti)


«Se un numero maggiore di donne intraprendesse la carriera professionale nelle TIC (Tecnologia Informatica delle Comunicazioni), ciò costituirebbe un fattore di cambiamento e un considerevole incentivo per questo settore economico fondamentale in Europa. Con la carenza di personale qualificato che si profila nel settore delle TIC, dobbiamo incoraggiare un numero maggiore di donne ad intraprendere studi e carriera professionale in questo settore in modo da incrementare le capacità occupazionali e sfruttare il potenziale creativo delle donne». Questo quanto dichiarato da Viviane Reding, Commissario Europeo per la società dell'informazione e i media, in occasione della giornata internazionale della donna a Bruxelles.

Il settore delle TIC contribuisce per il 5,3% al PIL dell'UE e per il 4% alla sua occupazione. Oltre ad essere l’elemento attualmente più innovativo, continua a registrare una crescita superiore alla media; nonostante ciò la Commissione prevede che entro il 2010 si registrerà un deficit di circa 300.000 figure professionali qualificate da impiegare.
Ad oggi, sebbene il numero dei laureati in scienze informatiche nel territorio della UE pare incrementato del 133%,  nel periodo compreso fra il 1998 e il 2004, l’Europa risulta arretrata rispetto alle altri regioni del pianeta.

Le statistiche relative alle donne che conseguono una laurea in questo settore, poi, sono ancora meno incoraggianti: le quote rosa fra i laureati in informatica sono passate dal 25% nel 1998 al 22% nel 2006 mentre in molte altre regioni del mondo la presenza femminile in questo campo è superiore e soprattutto è in crescita: Canada (27%), USA (28%), Corea del Sud (38%).
Altrettanto sconfortanti sono i dati relativi all’impiego delle donne nel settore delle TIC, che varia ampiamente da Stato a Stato all’interno dell’Unione: uno spaccato che va dal 6% del Lussemburgo al 41% della Lituania. Poche donne raggiungono posizioni dirigenziali in questo settore e circa il 66% delle società di telecomunicazioni non ha rappresentanti femminili nel Consiglio di Amministrazione

Questi i dati riportati da “DonnaèWeb2007”, recuperati da una ricerca diffusa dallo stesso osservatorio europeo in materia di “donne e tecnologie informatiche e delle comunicazioni”. La Commissione Europea, proprio nell’anno delle pari opportunità, sta cercando di incoraggiare le donne ad intraprendere la carriera professionale nel settore delle TIC, al fine di proporre una forza lavoro “più ampia, diversificata e creativa”.

Le iniziative proposte dalla stessa Commissione Europea allo scopo di favorire questo ambizioso progetto per le donne nell’informatica sono varie ed interessanti, ma ciò che risulta fondamentale in questo quadro è cogliere il senso della metafora proposta relativamente alla “forza lavoro ampia, diversificata e creativa”, comprenderne l’obiettivo ultimo e spiegarsene le ragioni: molti stati, soprattutto extraeuropei, hanno investito con successo sulla specializzazione del lavoro femminile e l’Europa tenta di seguirne le orme.

Anche lo SMAU, nel 2005, si è occupato del problema: secondo Francesca Zajczyk, sociologa dell'Università degli Studi di Milano intervenuta in quella occasione, la famiglia e più in generale la società hanno un grande peso nella cristallizzazione degli stereotipi di genere, ma c'è di più. «I ragazzi scelgono la facoltà in modo più materialistico, - sottolinea - le ragazze ne fanno una questione di passione, una questione emotiva. Ci risiamo: l'uomo di solito punta al concreto, a un posto di lavoro ben remunerato che gli consenta un domani di mantenere una famiglia; la donna troppo spesso pensa di poter realizzare le proprie aspirazioni solo impegnandosi nel sociale, nella comunicazione, nell'insegnamento.

Il risultato? Facoltà umanistiche dominate dall’ormai stereotipato tenero rosa mentre il roccioso azzurro si deve occupare di ciò che noi consideriamo freddo, complicato, noioso. E la trappola si richiude su di noi, compresa la gabbia dorata del "tanto ti sposerai, avrai dei figli, il tuo lavoro è secondario". <<Io Tarzan, tu Jane>>.

Maria Cristina Bombelli, docente dell'area organizzazione e personale SDA Bocconi, è categorica: «Basta con la regola "umanistico è meglio": questo è un pregiudizio tutto italiano che va a nostro danno». Francesca Zajczyk suggerisce di dare spazio all'informazione sulle donne che hanno compiuto il salto e si sono realizzate in quegli ambiti che sono ancora prevalentemente maschili. La sfida è aperta: sta a noi saper cogliere il messaggio, spendere il nostro cuore per "riscaldare" la tecnica e scoprire che anche studiando informatica si costruisce un mondo più umano.

Per molti aspetti, e soprattutto per quest’ultimo, Second Life potrebbe essere quanto di più appropriato sia stato realizzato ad oggi per stimolare l’incremento di nuove forme/forze lavoro di questo genere: non più una interazione uomo-macchina ma una apertura all’umanesimo informatico, all’incontro delle persone indipendentemente dalle distanze e dalle difficoltà, possibile proprio attraverso la macchina. Second Life e, con lui, tutti gli universi virtuali proposti sono in grado di riprodurre uno spaccato di vita vissuta attraverso la rete e integrano uno stimolo innegabile all’avvicinamento al mondo dell’Information Technology anche per le quote femminili, tanto attente alla interazione quanto alla modernizzazione degli strumenti professionali.

Proprio in Second Life sono operativi da tempo, ad esempio, laboratori di alfabetizzazione e formazione di vario livello per la realizzazione di SLscript, un linguaggio di programmazione proprietario di SL, proposti da Indire (Istituto nazionale di ricerca educativa) in Second Learning, cui tutti possono accedere, donne comprese.
Non è necessario essere esperti programmatori per accedere a corsi di questo tipo, spesso non è richiesta nemmeno una minima infarinatura di conoscenze informatiche, e chiunque incontrasse difficoltà oggettive può trovare “in world” sostegno gratuito da parte di utenti disponibili e competenti.

Questo, certamente, rappresenta un metodo efficace per aiutare e sostenere la formazione di nuove possibili figure professionali “al femminile”, in risposta al tentativo ed alla volontà da parte della UE di sensibilizzare le donne verso l’approccio alla carriera informatica, e soprattutto indica una concreta possibilità per il “femminile” di integrarsi nel mondo del lavoro senza le tristi discriminazioni di genere che spesso scoraggiano le quote rosa, perché la tecnologia può anche semplificare la vita.

Proprio nell’ottica della semplificazione nel coniugare il lavoro con la famiglia si potrebbe provare ad immaginare gli ambiti di possibile utilizzo dello strumento “Second Life” e, magari, stilarne un elenco a partire da quelli già consolidati: le donne possono essere protagoniste in molti modi e il computer deve divenire un alleato, soprattutto sotto il profilo professionale.
Le donne sono in grado di essere protagoniste nel settore della comunicazione e del marketing, già tanto esplorato in Second Life, ma anche del business, come ben hanno dimostrato le ideatrici dell'isola di Style Magazine o Luciana Di Paolo e Carmen Magalhaes, responsabili della gestione del business sull'isola di Gabetti, e hanno molto interesse a dare forte impulso allo sviluppo e alla diffusione del telelavoro aziendale, soprattutto nel mondo delle TIC: soluzione auspicata non solo dall’universo femminile ma anche da quello maschile, soprattutto se interessati al rispetto dell’ambiente e alla coltivazione delle relazioni umane. Anche una forza economica in crescita vertiginosa come la Cina si è resa conto delle potenzialità che il telelavoro è in grado di produrre in tema di impatto ambientale – per la riduzione del numero dei pendolari che ogni giorno si muovono dalle periferie ai centri delle città – e di qualità del lavoro – che non è inficiato dallo stress accumulato durante gli spostamenti e la lontananza dalle proprie comodità domestiche.

Il genere femminile è poi normalmente molto attento alla ideazione e proposizione di nuovi progetti e modelli imprenditoriali, fruibili in Second Life, ma anche nella stessa Real Life: talvolta proporre nuovi modelli imprenditoriali può essere proibitivo per i costi di gestione elevati ed economicamente poco sostenibili nella vita reale, costi spesso inaccessibili alle donne cui gli stessi istituti bancari danno poco o per niente credito; perchè non utilizzare allora lo strumento virtuale per sperimentare nuove possibili realtà?
Anche nell’ideazione e creazione di nuovi spazi artistici e culturali, poi, le quote rosa possono a ragione dire la loro in un ambiente, come quello virtuale, in cui la parità di opportunità fra i sessi possa davvero essere incentivata a dispetto della real life, che troppo spesso impone scomodi ma anche inopportuni compromessi alle donne che vogliono crearsi una figura professionale autonoma e imprenditoriale.

Infine, le donne hanno la possibilità di essere protagoniste anche nella creazione di nuove agorà virtuali aventi obiettivi politici, dove è possibile predisporre nuovi spazi fatti da e per le donne, nei quali possano proporre progetti socialmente rilevanti da sottoporre al vaglio dell’elettorato e - perché no - risparmiando notevolmente sui costi effettivi delle dispendiose campagne elettorali, proporre se stesse come possibili candidate politiche.

                                                                                                       2 agosto 2007

 

Maria Pia Izzo & Eva Balzarotti
Team Atlan66

 


   
 
 
 


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